
Quando resti ammutolito e non trovi un impeto di risposta a certe parole riferite dalla bocca di un Ministro della Repubblica, transitate in anticipo chissà per quali impervie e segrete grinze di quella parte d’animo che ci vorrebbe ancora umani; quando le parole di un ministro sovrastano il senso della comune spietatezza, e la capacità di analisi critica contenuta in quelle parole ti ricorda quante volte hai provato ad argomentare senza uno straccio di pensiero compiuto, e senza dover aspettare di essere a capo di un dicastero importante; quando alla fine, disarmato e impotente, ti coglie una riflessione a sorpresa che subito si trasforma in sospetto; e allora cerchi un telegiornale qualunque che ti spieghi qualcosa in più su quei trenta morti che nel frattempo sono saliti a quaranta, e poi cinquanta (fino a quando cresceranno?) e ti ripete il telegiornale che non sono affondati in mezzo a un mare largo e profondo, ma proprio lì, davanti al tuo ombrellone dove galleggia d’estate la boa arancione che ti serve a legarci il pedalò e fare i tuffi o lo scivolo in acqua; quando allora il primo destinatario dei tuoi sospetti sei tu stesso e ti dici che il ministro è il mostro che porti in grembo, niente più; e quindi l’imperativo per noi tutti è mantenere ad ogni costo le posizioni; e non ci resta che chiudere, respingere, abbandonare e uccidere a mare; quando il ministro e la sua bocca di ministro si lasciano andare ad un’idea per cui “io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità”, ecco, io credo che il punto di non ritorno sia distante da noi quanto il barcone di Cutro dalla riva negli attimi del ribaltamento. La responsabilità a cui davvero dovremo riconvertirci sarà quella di non lasciare tracce di noi nella storia. Qualcuno lo dica anche a Piantedosi. Nel frattempo alleniamo il nostro spirito ai tempi che saranno. P.V. Tondelli pubblicò queste righe nella luce abbagliante che d’un tratto inondò il mondo accelerando così il suo tracollo. Era il 1989.
“Che cosa sta facendo questo decrepito continente al Terzo Mondo? Questo popolo di pirati e di beoni rissosi alle sue ex colonie, ai suoi ex sudditi, a chi ha piegato con la forza e la violenza dopo averlo depredato e sfruttato? […] E lui può già vedere la vecchia e malata Europa, con tutta la sua grandeur e la sua cultura e la sua boria, il suo tè delle cinque e le sue cerimonie accademiche, abolita, occupata, conquistata dalle masse dei più miseri, dei più affamati, dei più sfruttati. Sarà la loro guerra. I poveri si vendicheranno seminando figli ovunque, riproducendosi a raffica come il crepitio delle mitragliatrici, occupando ogni postazione con i propri cadaveri, usando se stessi come forza di sfondamento. Vinceranno, e di loro, evangelicamente, sarà la terra.”
Grazie, hai tradotto in bellissime parole proprio il mio senso di sgomento e di “un metro dal baratro”
"Mi piace"Piace a 1 persona