
Il carnevale alla fine non arrivò. Eravamo in mezzo a persone malate dopo tutto. Ci risparmiarono la festa insomma, e io mi sentii sollevato. Alcuni infermieri s’inventarono una maschera sul momento e dispensarono in giro sorrisi e fette di torta con zucchero a velo, niente più. Mia moglie andò in cerca di un medico. Tornò felice perché tutto lasciava intendere che le cose stessero volgendo al meglio. Rimase impressionata dalla bellezza e soprattutto dalla giovane età del dottore con cui aveva parlato. “Pare addirittura si tratti del direttore dell’intero reparto” esclamò. Era chiaro che il medico tutto baffi e brufoli ci aveva abbandonato. Il cielo si confondeva con la strada, interrotto solo da una striscia di muri gialli di una città che il mattino mi presentò come un luogo estraneo. Sentivo al di là dei vetri grida di bambini che lanciavano contro i passanti palle di neve grosse come meloni. Osservai un’ultima volta la scritta “Goldrake esiste” prima che un furgone la cancellasse trascinandosi avanti e indietro sulla strada in un tentativo disperato di parcheggio. Le ruote slittavano a terra e l’autista dovette arrendersi spegnendo il motore e abbandonando il suo camioncino con il muso a cavallo della mezzeria. Poi entrò la tettona che mi suggerì di andarmene a casa e riposare. “E faccia riposare la voce soprattutto, visto che non le ha dato tregua un solo attimo in questa notte che ha trascorso qua a fianco di sua figlia.” Si chinò in basso e con un leggero schiocco delle dita reclinò all’indietro lo schienale, tirò a sé la seduta, trasformando la mia poltrona in una specie di lettiga portatile. Poi se la caricò a spalle e scomparve dalla mia vista. Mi voltai verso la porta della camera nel momento in cui un tizio con la faccia truccata da Actarus stava venendoci incontro. “Questo è il medico con cui ho parlato poco fa” disse mia moglie.
“Buongiorno, mi scusi la maschera, mi hanno costretto a questa trasformazione quando ho fatto visita ai bambini in pediatria, giù al piano di sotto. Comunque sì, sono il direttore di questo reparto e confermo a lei quanto detto poco fa alla signora. Contiamo di trattenere vostra figlia in osservazione ancora per qualche giorno, anche se il quadro generale è in fase di netto miglioramento. Faremo questa mattina altri controlli del caso e una tac per starcene tutti quanti davvero più tranquilli. La polmonite è una cosa da cui si guarisce in fretta al giorno d’oggi, sempre che la si affronti nel modo giusto.” Un libro stampato. Con la faccia del pilota di Ufo Robot.
Ebbi un sussulto. “Scusi dottore, perché Actarus?”
“Perché ho sempre odiato le maschere. Questa è l’unica che sopporto. Vuole davvero sapere perché non mi pesa troppo portare la faccia di Actarus?”
Feci cenno di sì senza aggiungere altre parole.
“Perché io sono davvero Actarus e Goldrake esiste.”
Abbassai gli occhi sui jeans che portava sdruciti e che sapevo sbracati e bassi in vita dietro il suo camice chiuso. Bianco, come la neve che aveva invaso le strade fuori.
FINE