Appunti di viaggio

Faccio parte di una compagnia di amici alle prese con un mondo che svela di giorno in giorno la sua vera sostanza: è qui che sono state gettate le fondamenta e si è cominciato a tirar su pensieri in qualche modo stupendi. Prima che lo facessero tutti gli altri, Patty Pravo compresa. Quegli stessi pensieri che dovremmo apprendere e fare nostri fin da bambini. Perché l’età scolare è una montagna impervia di occasioni perdute. L’età scolare a volte è una ragazza bellissima che ti passa a fianco ma tu sei girato dall’altra parte.
L’Acropoli resiste ai cannoneggiamenti che l’uomo le ha riservato ad ogni epoca, e continua a vegliare dall’alto su Atene e tutta questa parte di globo. Delfi è una nicchia preziosa nascosta tra le montagne. Dispensa risposte ancora oggi, sempre e solo a chi insiste nel far domande. Il passaggio obbligato ed angusto delle Termopili, laddove i trecento soldati spartani bloccarono l’esercito possente del persiano Serse, ci rammenta che coraggio e arguzia si prendono gioco di abbondanza e forza dai tempi antichi. Messene e ancor più Olimpia sono luoghi invasi da una sacralità intensa e che più laica non si può; luoghi da frequentare in solitario all’ora del tramonto perché il sole oltre le rovine smaschera ogni singolo punto in cui passato e presente si liberano del mistero; smettono di sovrastarci quei punti e si lasciano attraversare nel mezzo di una penombra che ripara ed avvolge. Sono sceso in pista dal sottopasso. Ho guardato gli spalti dello stadio più vecchio dove per ben 1000 anni (tra il 700 a.c. e il 300 d.c.) si sono svolti i giochi olimpici. Ero già stato laggiù, in una vita differente.
Il verde fitto dei pendii e le chiome degli ulivi secolari, interrotti da righe di strade strette e fiumi in secca, scendono fino a valle adagiandosi nel mare trasparente del Peloponneso. Siamo seduti ad un tavolino nella città piccola di Pilos, guardo la bandiera greca sbattuta dal vento su un pennone vicino a noi. La mente devia d’istinto ad Alekos Panagulis e alla sua morte ancora da scrivere. Ripenso ai due giovani studenti che inaugurarono la Resistenza in tutto il continente arrampicandosi nel maggio del ’41 sul terrapieno del Partenone per strappare la svastica nazista, issando al suo posto i colori nazionali greci.
Trangugio una birra che ha un nome che non posso pronunciare ignorandone l’alfabeto di appartenenza. Arriva la notizia della morte di Gino Strada. Non so trattenere un sentimento improvvisato di tristezza. Ogni volta che muore uno spirito libero, esempio universale di virtù e azione, mi capita la stessa cosa. Questi luoghi attorno sembrano riverberare il mio dispiacere profondo, come farebbe il migliore dei teatri antichi.

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